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Renato Pareti

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Ricordi

VICOSOPRANO > IL MIO VICO
LA COSTA
Quando si è quasi a Vico è la prima cosa che vedi dalla curva di Campolungo. Per noi è sempre stato un posto affascinante, importante. Ci si andava a fare il giro con la corriera alle nove di sera col Berto o col Marcun.Ci si andava a fumare le prime sigarette di nascosto, che poi qualcuno ti vedeva sempre! Ci si passava per portare le mucche in Luga nei giorni piovosi o per portare da mangiare alla squadra di Fegarazzi, quando costruiva la strada verso Orezzoli. Ci si passava per andare in Pescin. E dalla Costa, sempre ventosa, vedevi un paesaggio straordinario: ti trovavi a tu per tu col Maggiorasca, con Torrio, con Ascona; vedevi la statale 586 con un traffico di due o tre macchine all'ora. Te ne accorgevi perché tutto quel bellissimo silenzio veniva interrotto da un rumore lontanissimo, quasi surreale.
IN COLONIA A CHIAVARI
Credo sia stata una delle esperienze più tristi che io abbia mai fatto.
A giugno, terminata la scuola, la ditta dove lavorava mio papà, mandava i figli dei dipendenti nella colonia "Decimo III°" a Chiavari. A quei tempi succedeva spesso che le ditte si facessero carico di questa spesa. Io ci andavo così malvolentieri che passavo più tempo a piangere che a fare il bagno.
Non mi piaceva il mangiare, la camerata enorme in cui dormivamo, lo squadrone che noi bimbi formavamo per accedere in fila, quasi fossimo dei militari, alla spiaggia.
Pensavo continuamente ai miei amici di Vico, alle mie mucche, al Dego, agli zii, ai miei cuginetti e piangevo. Una volta venne a trovarmi il sindaco di Rezzoaglio: "U Criccu" che si trovava lì per lavoro. Era un omone buono , forse l'unico nella storia di Vico a diventare sindaco dell'intera vallata, ed eravamo pure parenti.
Gli feci così pena che allertò, sia mio Zio Cantun, che mio papà, il quale, dopo una settimana, per miracolo, venne a prendermi e con la corriera mi portò a Vico.
Credo sia stato uno dei giorni più belli della mia vita.
LE MIE MUCCHE "pi laghisceu"
Io amo le mucche, le ho sempre amate. Ancora oggi quando ne vedo una in una cascina o in montagna, è più forte di me, devo andare ad accarezzarla. Sono state le mie straordinarie compagne dell'infanzia e me le Baciarin" (era una mucca che incornava chiunque si fosse trovato davanti; Main, mia cugina Luciana di Padova e lo stesso Zio Cantun hanno assaggiato le sue corna. Io le stavo sempre a debita distanza ... non ci si poteva fidare ... quando le girava, attaccava. Tuttavia credo che lo zio la tenesse perché era davvero buona da latte!), "u Moru", "u Bardu", "a Stella", "u Brunettu", "a Carulla", "u Russu". Nel mio studio ho ancora la campanella del "Baciarin" e, a volte, quando la scuoto, volo sul Dego, in "Prau de Lippin" e me le vedo tutte e 117 alle quattro del pomeriggio, mentre aspettano di tornare a casa col petto rigonfio di latte. E' un'emozione che non si può spegare; occorre essere stati tanto con loro da bambino per capire.  
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