Orezzoli
VICOSOPRANO > VAL D'AVETO > VAL D'AVETO 2
Da Vicosoprano si può decidere di raggiungere la pianura anche facendo la strada che va verso Pescin, fermarsi a guardare se c'è qualche fungo e poi fare un'altra fermata in Marejo, per poi proseguire dopo la Tora verso Bussego, Orezzoli, Ottone, Marsaglia, Bobbio, Piacenza.
E' una strada tortuosa con panorami mozzafiato.
Nel tratto che lo porta da Vicosoprano a Confiente, l'Aveto scorre nella sua profonda scanalatura fra due poderose dorsali il cui essere spartiacque con il Trebbia e il Nure fa associare ad altre valli i nomi delle loro vette.
Così si dimentica che Carevolo e Crociglia guardano dall'alto anche le acque del torrente che viene da Rezzoaglio e, dal lato opposto, altrettanto fanno i monti Veri e Dego, quest'ultimo, in particolare, tradizionalmente legato a Ottone. Se non è consueto salire alla chiesa del Monte Dego da Orezzoli, non è per questo meno bello, e consente di completare un anello di grande soddisfazione che culmina sui 1.522 m. del Monte Oramara. Da lì, Alfeo e Lesima, Bue e Maggiorasca sono a portata di sguardo, come pure il paese di Santo Stefano d'Aveto. Il dislivello non è irrilevante, ma la destinazione a escursionisti esperti data
all'itinerario qui proposto è dovuta soprattutto alla presenza di una frana subito dopo la partenza, sulla costa che sale al Veri, frana che obbliga per poche ma significative decine di metri a inventarsi un percorso tra i cespugli affidandosi al proprio senso d'orientamento e facendo molta attenzione a dove si mettono piedi e mani, nel caso ci si imbattesse in una vipera. Pur senza lasciar dubbi di direzione, richiede grande attenzione anche la salita alla vetta dell'Oramara, che avviene in parte a ridosso di uno strapiombo che, al di là della pericolosità intrinseca, può disturbare chi soffre di vertigini. La fine del giro, tra Connio e Orezzoli, si snoda sull'asfalto.
È una scelta obbligata dall'inagibilità del sentiero che unirebbe i due abitati scendendo a fondovalle e risalendo, ma che è invaso dalla vegetazione a causa della scarsissima frequentazione. L'allungamento che ne deriva non è però un male: permette di stare sempre più o meno alla stessa quota, e di ammirare la cascatella del Canale di Mereto, adiacente alla strada nel suo punto più meridionale.
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