Priosa
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La Chiesa di san Giobatta in Priosa venne edificata sulla sponda destra, su una bassa collinetta; esisteva già prima del 1600. Il primitivo oratorio facente parte della parrocchia di Cabanne, fu smembrato nel 1658 sotto la giurisdizione della principessa Violante Lomellini Doria, madre e tutrice di Giovanni Andrea Doria, nel cui feudo si trovava anche Priosa. La struttura archittettonica interna così come la vediamo oggi con un'unica navata, due cappelle laterali ed un'ampio e solenne presbiterio, risale al 1787-1788 quando la parte anteriore venne prolungata di una campata avanzando verso il piazzale antistante e furono costruite tutte le volte in muratura. Nel 1856 tutto il pavimento della chiesa venne abbassato di 60 centimetri eliminando così le varie tombe che si trovavano sotto la pavimentazione; solo in epoca successiva venne ampliata e prolungata la parte adibita a presbiterio e al coro. Il pavimento di marmo bianco e badiglio che si trova nella navata e nelle cappelle laterali risale al 1890, mentre i marmi del presbiterio, i gradini in rosso di Verona e il pavimento in rosa alpina, risalgono al 1975 quando fu riposizionato il vecchio altare del 1748 e fu smembrat la mensa per essere portata nella posizione attuale. In quell'occasione fu acquistato anche il nuovo ambone ed infine
aggiunta la zoccolatura marmorea dell'area presbiteriale. L'organo a canne, costruito dai fratelli Aletti di Monza nel 1912, è di tipo pneumatico tubolare. Inizialmente posizionato alle spalle dell'altare, nel 1936 fu interamente ricostruito e portato sulla nuova cantoria in legno fatta costruire sopra la porta d'ingresso.Le cappelle laterali che si aprono a poco piu di metà navata sono delimitate anteriormente da eleganti balaustre in marmo. Nella cappella di destra si trova la statua del santo titolare della parrocchia: san Giovanni Battista. L'altare marmoreo che lo ospita risale al 1755. La cappella contrapposta dedicata alla Madonna della neve ha un altare in marmo policromo anch'esso ricco di decorazioni ad intarsiorisalente al 1770. L'ultimo restauro consistente fu compiuto nel 1957: nell'occasione furono rifatti completamente gli intonaci nelle pareti laterali e realizzate le decorazioni che abbelliscono tutta la suprficie della chiesa. Il pittore Cesare Donati di Genova iniziò i lavori nel mese di luglio 1956 e terminò verso la fine di dicembre dello stesso anno. Il cielo della cupola tondeggiante che sovrasta l'ampio e solenne presbiterio rappresenta il trionfo dell'eucarestia. Nella volta semisferica del catino absidale si trovano al centro la Madonna della neve, rappresentata vicino al santuario, a destra san Rocco e a sinistra san Giovanni Battista. Nei pennacchi sottostanti l'anello della cupola, quattro figure rappresentano la personificazione delle virtù. Nei medaglioni disposti nelle lunette lungo la navata sono rappresentati san Colombano e sant'Antonio Maria Giannelli, i santi della diocesi di Bobbio, san Francesco e santa Caterina da Siena, i santi d'Italia. Al centro del soffitto della navata, delimitato da una cornice in gesso dorato, una pittura di epoca precedente raffigura il battesimo di Gesù nel Giordano. Il possente campanile alto 33 metri (esclusa la croce) è addossato al lato sinistro della navata. Fu edificato a partire dal 1708 per essere definitivamente completato solamente nel 1790, raggiungendo le fattezze che conosciamo oggi. La facciata esterna era completamente intonacata fino al 1969 L'architetto Primi di Rapallo condusse i lavori di restauro. Fu demolito il vecchio e fatiscente intonaco mettendo a nudo la struttura in pietra ben lavorata e ancor meglio disposta. L'unica nicchia centrale posta sopra l'ingresso venne chiusa per aprirne due simmetriche sugli specchi laterali. Il portone, inizialmente in legno nudo, fu arricchito con i bronzi decorativi nel 1905; nel 1970 fu rivestito con lastre di ottone brunito ornate da chiodi e placche, il tutto eseguito da Fortunato Fontana artigiano di Villanoce. Le pitture murali della chiesa di Priosa sono realizzate con tecnica a tempera. Dato il visibile stato di degrado, dovuto alle infiltrazioni di acqua meteorica penetrata attraverso la copertura del tetto quando versava in cattive condizioni, si è reso necessario un primo fissaggio che impedisse allo strato pittorico, ormai completamente ridotto a polvere priva di legante, di essere asportato semplicemente sfiorando il muro. Le principali forme di degrado consistevano in vistose pigmentazioni della superficie pittorica dovute al passaggio di acqua attraverso la muratura, nonchè muffe superficiali, esfoliazioni con conseguente caduta e quindi perdita di materiale originale, fuoriuscita di sali e decoesione dell'intonaco anche negli strati profondi che ha reso necessaria la demolizione di alcune parti fatiscenti. Il lavoro della restauratrice Liliana Minetti ha portato la Chiesa ai suoi antichi splendori. (Notizie da Valdaveto.net)
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